il periodo storico
Quando si parla del crollo dell’impero romano compaiono nell'immaginario comune orde di barbari e selvaggi che dai fitti boschi della Germania si riversano nel mondo civilizzato distruggendo e devastando le bellissime e ricchissime città romane, facendo così scomparire la civiltà e portandoci in un’epoca buia. In realtà la transizione tra mondo antico e medioevo è molto più complessa e getterà le basi del mondo moderno.
Adrianopoli: un primo segnale di crisi
Era il 380 quando avvenne l’importantissima battaglia di Adrianopoli, in cui l’esercito imperiale venne sconfitto dai Goti e l’imperatore Valente stesso fu ucciso. Una disfatta clamorosa per i romani attuata dai Goti. Ma chi erano i Goti? Erano una delle tante popolazioni barbariche stanziate al di là del Danubio , che vivevano da tempo in pace con i romani e che grazie a questi contatti si stavano “civilizzando”. Una mattina del 376 però le sentinelle romane di confine dovettero segnalare la presenza di una massa di Goti, costretti a scappare dalle loro case a causa della minaccia più terrificante di quel tempo: gli Unni. Di fronte a questa grande crisi migratoria la prima risposta delle autorità romane fu l’accoglienza: l’impero aveva bisogno di nuova forza lavoro e sopratutto nuove reclute. Successe però qualcosa che non avevano previsto: quando si seppe infatti che si erano aperte le porte delle ricchissime terre del Sud una massa gigantesca di persone si spinse al Danubio. Dopo aver trasportato i Goti (anche armati a causa degli scarsi controlli) oltre il fiume e averli trattati in modo pessimo, mentre funzionari corrotti tentavano di guadagnare il più possibile dai profughi e da questa emergenza, i romani si trovarono di fronte a un popolo fortemente inferocito e pronto alla guerra. Seguì quindi il saccheggio incontrastato della Tracia, mentre generali incapaci subivano sconfitte e sottovalutavano il problema per evitare l’attenzione di Costantinopoli sul loro operato. Finalmente però l’imperatore Valente in persona giunse con l’esercito per risolvere la situazione, mentre giungeva anche l’imperatore d’Occidente Graziano con le sue truppe. Per non dover spartire la vittoria con quest’ultimo, l’imperatore d’Oriente decise di ingaggiare subito battaglia con i Goti. Così il 9 agosto 378 avvenne la battaglia di Adrianopoli: sarà una totale disfatta per i romani. Sul campo restarono più di trentamila romani e lo stesso Valente. I romani da qui in poi ricorreranno sempre più ad istituzioni come l’hospitalitas e la foederatio per tenere a bada le tribù germaniche, poichè erano incapaci di respingerli con eserciti ormai totalmente di mercenari barbari.
Era il 380 quando avvenne l’importantissima battaglia di Adrianopoli, in cui l’esercito imperiale venne sconfitto dai Goti e l’imperatore Valente stesso fu ucciso. Una disfatta clamorosa per i romani attuata dai Goti. Ma chi erano i Goti? Erano una delle tante popolazioni barbariche stanziate al di là del Danubio , che vivevano da tempo in pace con i romani e che grazie a questi contatti si stavano “civilizzando”. Una mattina del 376 però le sentinelle romane di confine dovettero segnalare la presenza di una massa di Goti, costretti a scappare dalle loro case a causa della minaccia più terrificante di quel tempo: gli Unni. Di fronte a questa grande crisi migratoria la prima risposta delle autorità romane fu l’accoglienza: l’impero aveva bisogno di nuova forza lavoro e sopratutto nuove reclute. Successe però qualcosa che non avevano previsto: quando si seppe infatti che si erano aperte le porte delle ricchissime terre del Sud una massa gigantesca di persone si spinse al Danubio. Dopo aver trasportato i Goti (anche armati a causa degli scarsi controlli) oltre il fiume e averli trattati in modo pessimo, mentre funzionari corrotti tentavano di guadagnare il più possibile dai profughi e da questa emergenza, i romani si trovarono di fronte a un popolo fortemente inferocito e pronto alla guerra. Seguì quindi il saccheggio incontrastato della Tracia, mentre generali incapaci subivano sconfitte e sottovalutavano il problema per evitare l’attenzione di Costantinopoli sul loro operato. Finalmente però l’imperatore Valente in persona giunse con l’esercito per risolvere la situazione, mentre giungeva anche l’imperatore d’Occidente Graziano con le sue truppe. Per non dover spartire la vittoria con quest’ultimo, l’imperatore d’Oriente decise di ingaggiare subito battaglia con i Goti. Così il 9 agosto 378 avvenne la battaglia di Adrianopoli: sarà una totale disfatta per i romani. Sul campo restarono più di trentamila romani e lo stesso Valente. I romani da qui in poi ricorreranno sempre più ad istituzioni come l’hospitalitas e la foederatio per tenere a bada le tribù germaniche, poichè erano incapaci di respingerli con eserciti ormai totalmente di mercenari barbari.
Teodosio e la spartizione dell’impero
Successe quindi a Valente come imperatore Teodosio, di cui si ricorda la politica anti-pagana e la risoluzione della questione gotica in Tracia. Dopo aver affrontato i Goti infatti, li arruolò negli eserciti imperiali e permise loro di stanziarsi in autonomia nella diocesi di Tracia. Alla sua morte nel 395 gli succedettero i suoi figli: Onorio ad Occidente e Arcadio ad Oriente. L’impero non tornerà mai più unito. A reggere effettivamente il potere furono il generale Flavio Ezio Stilicone per l’undicenne Onorio, mentre Flavio Rufino (anche se subito fatto assassinare forse da Stilicone) per il diciottenne Arcadio. Stilicone, generale romano di origine vandala, tentò sempre di entrare nella dinastia imperiale, sposando anche Serena, nipote di Teodosio e unendo in matrimonio la figlia con Onorio. Nel 402 fece spostare la capitale dell’impero a Ravenna, città più sicura perché circondata da paludi. A lui si devono importanti vittorie contro i Goti, che dalla Tracia erano discesi in Italia, a Pollenzio nel 402 e a Fiesole nel 406. Ma su di lui penderà l’accusa, fomentata a corte da Olimpio, di essere filo-gotico. Nel maggio del 408 morì Arcadio, a cui succedette il figlio Teodosio II in Oriente. Il 22 agosto del 408 Stilicone, senza opporre alcuna resistenza per evitare dannose guerre civili all'Impero, fu fatto assassinare da Onorio, mentre una escalation di odio anti-germanico in tutta la penisola italica provocava stragi e ingrossava le fila dell’esercito gotico di Alarico. Quest’ultimo pose l’assedio a Roma e tra trattative e promesse infrante decise infine di attaccarla. La città eterna dopo ottocento anni (vd. Brenno nel 390 a.C. ) fu nuovamente saccheggiata. L’evento sconvolse i contemporanei perché Roma anche se privata di importanza politica rimaneva il simbolo dell’Impero. Pochi mesi dopo il sacco il re Alarico morì improvvisamente.
Successe quindi a Valente come imperatore Teodosio, di cui si ricorda la politica anti-pagana e la risoluzione della questione gotica in Tracia. Dopo aver affrontato i Goti infatti, li arruolò negli eserciti imperiali e permise loro di stanziarsi in autonomia nella diocesi di Tracia. Alla sua morte nel 395 gli succedettero i suoi figli: Onorio ad Occidente e Arcadio ad Oriente. L’impero non tornerà mai più unito. A reggere effettivamente il potere furono il generale Flavio Ezio Stilicone per l’undicenne Onorio, mentre Flavio Rufino (anche se subito fatto assassinare forse da Stilicone) per il diciottenne Arcadio. Stilicone, generale romano di origine vandala, tentò sempre di entrare nella dinastia imperiale, sposando anche Serena, nipote di Teodosio e unendo in matrimonio la figlia con Onorio. Nel 402 fece spostare la capitale dell’impero a Ravenna, città più sicura perché circondata da paludi. A lui si devono importanti vittorie contro i Goti, che dalla Tracia erano discesi in Italia, a Pollenzio nel 402 e a Fiesole nel 406. Ma su di lui penderà l’accusa, fomentata a corte da Olimpio, di essere filo-gotico. Nel maggio del 408 morì Arcadio, a cui succedette il figlio Teodosio II in Oriente. Il 22 agosto del 408 Stilicone, senza opporre alcuna resistenza per evitare dannose guerre civili all'Impero, fu fatto assassinare da Onorio, mentre una escalation di odio anti-germanico in tutta la penisola italica provocava stragi e ingrossava le fila dell’esercito gotico di Alarico. Quest’ultimo pose l’assedio a Roma e tra trattative e promesse infrante decise infine di attaccarla. La città eterna dopo ottocento anni (vd. Brenno nel 390 a.C. ) fu nuovamente saccheggiata. L’evento sconvolse i contemporanei perché Roma anche se privata di importanza politica rimaneva il simbolo dell’Impero. Pochi mesi dopo il sacco il re Alarico morì improvvisamente.
Galla Placidia
A succedergli vi fu Ataulfo, il quale sposò Galla Placidia, figlia di Teodosio e sorellastra di Onorio, fatta prigioniera a Roma. I tentativi di fondere le due culture crollarono quando Ataulfo morì nel 415. Galla Placidia fu riscattata dai romani con una grande quantità di grano e tornata a Ravenna andò in moglie a Flavio Costanzo, generale fedele ad Onorio, da cui avrà due figli: Giusta Grata Onoria nel 417/8 e Valentiniano nel 419. Ma mentre i Visigoti, che avevano la propria regina alla corte imperiale, diventavano alleati dei romani per i quali combattevano Vandali e Svevi, Costanzo III morì (421). Seguì un rapido declino dei rapporti tra Galla Placidia e suo fratello Onorio, che la portarono all'esilio a Costantinopoli da Teodosio II con i figli. Nel 423 morì anche Onorio, che lasciò il trono senza eredi. Fu eletto imperatore dal senato Giovanni Primicerio, che si trovò numerosi oppositori tra cui la corte d’Oriente, che gli preferì Valentiniano III figlio di Galla Placidia, il quale garantiva una continuità al casato. A sei anni nel 425 Valentiniano si ritrovò imperatore di un impero in disfacimento, sempre più controllato da popoli barbari, che avanzavano le loro pretese. La reggenza fu affidata alla madre Galla Placidia, che esercitò sempre il potere fino alla morte.
A succedergli vi fu Ataulfo, il quale sposò Galla Placidia, figlia di Teodosio e sorellastra di Onorio, fatta prigioniera a Roma. I tentativi di fondere le due culture crollarono quando Ataulfo morì nel 415. Galla Placidia fu riscattata dai romani con una grande quantità di grano e tornata a Ravenna andò in moglie a Flavio Costanzo, generale fedele ad Onorio, da cui avrà due figli: Giusta Grata Onoria nel 417/8 e Valentiniano nel 419. Ma mentre i Visigoti, che avevano la propria regina alla corte imperiale, diventavano alleati dei romani per i quali combattevano Vandali e Svevi, Costanzo III morì (421). Seguì un rapido declino dei rapporti tra Galla Placidia e suo fratello Onorio, che la portarono all'esilio a Costantinopoli da Teodosio II con i figli. Nel 423 morì anche Onorio, che lasciò il trono senza eredi. Fu eletto imperatore dal senato Giovanni Primicerio, che si trovò numerosi oppositori tra cui la corte d’Oriente, che gli preferì Valentiniano III figlio di Galla Placidia, il quale garantiva una continuità al casato. A sei anni nel 425 Valentiniano si ritrovò imperatore di un impero in disfacimento, sempre più controllato da popoli barbari, che avanzavano le loro pretese. La reggenza fu affidata alla madre Galla Placidia, che esercitò sempre il potere fino alla morte.
Gli unni e Attila
Dal 427 al 433 vi fu una terribile guerra tra i tre maggiori generali dell’impero: Bonifacio (in Africa), Costanzo Felice (in Italia) e Ezio (in Gallia). Ne uscì vincitore Ezio, che acquistò sempre maggior potere alla corte, mentre l’Africa venne occupata dai Vandali. La politica militare di Ezio si basò sempre su mercenari unni, gli stessi che avevano spinto i Goti verso l’impero. È proprio in questi accampamenti semplici e facilmente spostabili che nasce e prende il potere l'uomo che terrorizzerà l’Occidente: Attila. Dopo aver consolidato il loro potere sui vari popoli germanici, gli unni iniziarono a chiedere tributi sempre più ingenti all'imperatore d’Oriente, che acconsentiva ascoltando i consigli dell’eunuco Crisafio. L’occasione per liberarsi da una simile pressione fu presto data quando Onoria, figlia di Galla Placidia, esiliata a Costantinopoli per una relazione segreta chiese aiuto ad Attila mandando anche il suo anello. Il sovrano unno non perse l’occasione e avanzò subito la richiesta di sposare Onoria e ottenere terre dell’impero.
Dal 427 al 433 vi fu una terribile guerra tra i tre maggiori generali dell’impero: Bonifacio (in Africa), Costanzo Felice (in Italia) e Ezio (in Gallia). Ne uscì vincitore Ezio, che acquistò sempre maggior potere alla corte, mentre l’Africa venne occupata dai Vandali. La politica militare di Ezio si basò sempre su mercenari unni, gli stessi che avevano spinto i Goti verso l’impero. È proprio in questi accampamenti semplici e facilmente spostabili che nasce e prende il potere l'uomo che terrorizzerà l’Occidente: Attila. Dopo aver consolidato il loro potere sui vari popoli germanici, gli unni iniziarono a chiedere tributi sempre più ingenti all'imperatore d’Oriente, che acconsentiva ascoltando i consigli dell’eunuco Crisafio. L’occasione per liberarsi da una simile pressione fu presto data quando Onoria, figlia di Galla Placidia, esiliata a Costantinopoli per una relazione segreta chiese aiuto ad Attila mandando anche il suo anello. Il sovrano unno non perse l’occasione e avanzò subito la richiesta di sposare Onoria e ottenere terre dell’impero.
La ragazza intanto era stata prontamente rinviata in Italia da Crisafio. Valentiniano III rifiutò ogni richiesta e fece sposare Onoria al senatore Basso Ercolano. Nello stesso anno (450) morì Galla Placidia. Attila si precipitò in Gallia con un esercito stimato di quasi mezzo milione di soldati. Si formò una vasta coalizione contro di lui che univa Romani, Visigoti, Franchi, Celti ... Nella battaglia dei Campi Catalaunici (451) L'esercito di Attila fu per la prima volta arrestato, il mito dell’invincibilità degli unni crollava. Nonostante questo l’anno seguente ricomparve in Italia, dopo aver saccheggiato Aquileia, una dopo l’altra tutte le città capitolarono. L’imperatore fu costretto a lasciare Ravenna e a fuggire verso Sud, passando da Roma. L’Urbe non era in grado di subire un attacco e a salvarla non fu l’inquilino del Palatino, ma quello del Laterano. Papa Leone I fermò Attila e gli parlò sul fiume Po e dopo questo incontro il sovrano unno si ritirò con tutte le sue truppe dall'Italia. Poco dopo egli morì mentre progettava un’altra invasione. L’impero da lui creato si disgregò con il suo ultimo respiro, il flagellum Dei aveva cessato di tormentare Costantinopoli e Ravenna, ma i problemi non erano finiti.
476- Romolo Augusto, ultimo imperatore
Nel 455 morì Valentiniano III e dopo di lui si susseguirono una serie di imperatori fantoccio. L’ultimo imperatore romano d’Occidente fu Romolo Augusto (che aveva il nome del fondatore di Roma e del primo imperatore) deposto nel 476 da Odoacre, un generale erulo dell’esercito romano. Questo episodio, normale per l’epoca, non destò stupore alcuno. Al posto di Romolo Augusto non venne nominato nessuno, le insegne imperiali furono mandate a Costantinopoli e l’Italia diventava così Regno degli Eruli.
Nel 455 morì Valentiniano III e dopo di lui si susseguirono una serie di imperatori fantoccio. L’ultimo imperatore romano d’Occidente fu Romolo Augusto (che aveva il nome del fondatore di Roma e del primo imperatore) deposto nel 476 da Odoacre, un generale erulo dell’esercito romano. Questo episodio, normale per l’epoca, non destò stupore alcuno. Al posto di Romolo Augusto non venne nominato nessuno, le insegne imperiali furono mandate a Costantinopoli e l’Italia diventava così Regno degli Eruli.
Odoacre, Teodorico e la riconquista bizantina
Odoacre intraprese però una politica espansiva ai danni dell’impero d’Oriente cosicché Zenone, imperatore, chiese a Teodorico, re degli Ostrogoti, di scendere in Italia. Nel 488 con la vittoria di Teodorico su Odoacre l’Italia si trasformò in regno degli Ostrogoti. È in questo periodo che Ravenna, in quanto capitale, fu decorata con il palazzo del sovrano e la chiesa di Sant'Apollinare Nuovo. Venne da lui costruito anche il suo mausoleo. Nel 526 con la sua morte il regno attraversò un momento di debolezza di cui approfitterà l’imperatore d’oriente Giustiniano quando nel 535 darà il via alla riconquista dell’Occidente. È durante la guerra gotico-bizantina che l’Italia verrà devastata e molte opere di pregio distrutte. Nel 560 i Bizantini entreranno in Ravenna lasciando numerose tracce del loro dominio (vd. le modifiche in Sant'Apollinare Nuovo, San Vitale ...).
Odoacre intraprese però una politica espansiva ai danni dell’impero d’Oriente cosicché Zenone, imperatore, chiese a Teodorico, re degli Ostrogoti, di scendere in Italia. Nel 488 con la vittoria di Teodorico su Odoacre l’Italia si trasformò in regno degli Ostrogoti. È in questo periodo che Ravenna, in quanto capitale, fu decorata con il palazzo del sovrano e la chiesa di Sant'Apollinare Nuovo. Venne da lui costruito anche il suo mausoleo. Nel 526 con la sua morte il regno attraversò un momento di debolezza di cui approfitterà l’imperatore d’oriente Giustiniano quando nel 535 darà il via alla riconquista dell’Occidente. È durante la guerra gotico-bizantina che l’Italia verrà devastata e molte opere di pregio distrutte. Nel 560 i Bizantini entreranno in Ravenna lasciando numerose tracce del loro dominio (vd. le modifiche in Sant'Apollinare Nuovo, San Vitale ...).
Frammentazione dell’Italia
Con la morte di Giustiniano (565) molte conquiste furono perse: l’Italia verrà parzialmente conquistata dai Longobardi nel 568. Rimarrà intatto l’esarcato di Ravenna che comprendeva la pentapoli e i territori del Lazio, Puglia, Calabria e isole. Iniziava la divisione della penisola italica destinata a durare fino alla fine dell’800.
Con la morte di Giustiniano (565) molte conquiste furono perse: l’Italia verrà parzialmente conquistata dai Longobardi nel 568. Rimarrà intatto l’esarcato di Ravenna che comprendeva la pentapoli e i territori del Lazio, Puglia, Calabria e isole. Iniziava la divisione della penisola italica destinata a durare fino alla fine dell’800.