Intervista ad un'esperta
Di seguito riportiamo l’intervista alla dottoressa Paola Corbetta, psicologa del Ser.T. (Servizio per le tossico dipendenze) di Varese. La dottoressa si occupa anche di minori, i dati forniti si riferiscono all’anno 2013, poiché i dati degli ultimi anni non posso essere divulgati in quanto non sono ancora stati resi pubblici dal Ser.T.
Quale fascia di età è presente maggiormente nel centro tra i minorenni?
Prevalentemente i ragazzi in cura al Ser.T. sono consumatori di cannabinoidi (circa il 60%), il numero di ragazzi che fa uso di alcolici è decisamente ristretto. La maggior parte dei ragazzi ha tra i sedici e i diciassette anni; quindi nel 2016 erano i nati nel 1999, invece quest’anno iniziamo a vedere molti nati nel nuovo millennio.
Il ragazzo più piccolo che si è presentato?
Il ragazzo più piccolo aveva quattordici anni. Fortunatamente nel 2013 si sono presentati solo due ragazzi sotto i quindici anni.
Qual è la percentuale di minorenni che si presenta all'anno e al mese?
I dati si riferiscono ai giovani fino ai ventiquattro anni, quelli che entrano per il consumo frequente di alcol sono il 4%, sotto i 19 anni sono circa la metà.
Sono più maschi o femmine?
La maggior parte degli utenti sono sicuramente maschi, ma da un po’ di anni è facile notare ragazze per strada con una bottiglia di birra in mano o ubriache alle feste. Frequente è anche il fenomeno del binge drinking, ovvero bere per esagerare e con il preciso intento di ubriacarsi e “sfondarsi”.
Che cosa spinge i ragazzi a bere?
Molti ragazzi alla domanda “perché bevi?” rispondono per avere la certezza di divertirsi, sicuramente a primo impatto nessuno parla dei problemi che ci sono più a fondo. I ragazzi bevono per essere accettati, per un senso di inadeguatezza (che deriva da molti fattori tra cui anche famiglia, situazione economica..), bevono anche perché è di moda, fa scena (si imita l’amico/a), per uniformarsi (perché spinti dal gruppo), per stare meglio in compagnia o per scarsa capacità di protezione, infatti non si rendono conto di quanto bere possa far male.
L’abuso di alcol da parte dei giovani dipende da fattori esterni quali la famiglia?
Indubbiamente un fattore importante è l’ambiente famigliare, si fanno sempre incontri tra psicologa e famiglia per conoscere il background famigliare. Spesso infatti i ragazzi che bevono provengono da famiglie che danno loro poche limitazioni, oppure hanno uno o entrambi i genitori alcolisti, ma non sempre questo è vero. Per esempio il caso di un ragazzo che ha il padre alcolista e la madre che ha problemi psichiatrici è sicuramente diverso da quello di un ragazzo che invece ha una madre forte e in grado di gestire la situazione. Oppure una ragazza che ha fratelli tossicodipendenti o alcolisti più difficilmente rispetto ai fratelli si avvicinerà alle dipendenze.
Come abbiamo già detto, dipende da variabili infinite, quali genere, età, ordine di nascita.
Quanto dura il percorso di recupero in media?
Inizialmente si propone ai minorenni un percorso di almeno 3/6 mesi, poiché i giovani generalmente hanno poca voglia di farsi curare. I ragazzi vedono il centro come un luogo di controllo, perché vengono fatti molti esami per controllare il livello di alcol e di eventuali droghe nel sangue, come l’esame delle urine (alcol nell’urina resta solo 2/3 giorni, quindi servono dei mesi per un controllo e osservazione continua). Quando diventano maggiorenni, molti si rifiutano di tornare, molti di quelli in comunità vengono solo per fare gli esami dell’urina. Generalmente i ragazzi restano per un anno, servendosi per lo più del supporto psicologico, soprattutto quelli che hanno commesso reati.
In cosa consiste il percorso d’aiuto?
Il percorso consiste nel trattamento integrato (ambulatoriale), con l’aiuto di psicologi, medici, educatori, tramite il monitoraggio settimanale delle urine e con il counseling sia medico che informativo, poiché è importante dare informazioni vere e accertate, in quanto spesso i ragazzi ritengono di sapere già tutto sul loro problema. Il trattamento, presso il Ser.T., avviene solo individualmente, è infatti difficile trovare coetanei, con lo stesso problema e nel medesimo periodo. Il consenso per la responsabilità deve essere firmato sia dai genitori che dai ragazzi dai 16 anni in sù; i genitori, fino al compimento del diciottesimo anno, sono tenuti ad essere informati riguardo gli esiti dei vari esami. Raggiunti i 18 anni, il ragazzo può decidere di abbandonare il percorso, perché i ragazzi sono molto discontinui e spesso negano il proprio problema. Nei casi più problematici, vi è anche un trattamento residenziale per 12/18 mesi, i ragazzi vengono mandati in comunità terapeutiche-riabilitative, incentrate sul rispetto delle regole, in conclusione avviene il reinserimento nella società.
In media i ragazzi che si presentano guariscono o hanno ricadute?
Una volta terminato il percorso, non si hanno più informazioni riguardo il ragazzo, quindi è possibile che abbia ricadute o che sia guarito del tutto. Nel caso dell’adolescenza si può parlare di singoli episodi, mentre crescendo può trasformarsi in dipendenza. Molte volte il ragazzo, guarito dall’alcol, si abbandona al vizio delle droghe, è purtroppo molto comune il passaggio da una dipendenza all’altra.
Cosa si potrebbe fare per prevenire il problema?
Credo poco nel percorso di prevenzione di oggi. Dovrebbero funzionare meglio i tribunali dei minori, il controllo della polizia per le strade e a scuola e dovrebbero essere divulgate più informazioni. Ciò di cui i giovani hanno maggiormente bisogno, per evitare di cadere nella “trappola” dell’alcol e della droga, è un buon sostegno delle famiglie che si preoccupino del bene dei propri figli.
I ragazzi possono venire da soli o devono essere necessariamente accompagnati dai genitori?
I minorenni devono essere accompagnati, per legge, dai genitori o da un tutore.
Spesso sono proprio i genitori a spingere i figli a farsi curare, circa il 15% dei casi.
In altri casi i ragazzi, invece, si presentano volontariamente 26% (fino ai 24 anni), oppure sono mandati dal reparto pediatrico, dalla prefettura, o dalla magistratura.
Francesca Bernini, Deborah Cescon, Greta Gerardini, Martina Maffina, Agnese Picchio