Villa valmarana ai nani
Il primo edificio, quello residenziale, voluto da Giovanni Maria Bertolo, fu completato nel 1670. Durante gli anni successivi alla struttura furono affiancate una barchessa (un edificio rurale di servizio, destinato a contenere gli ambienti di lavoro propri dei contadini, dal corpo centrale della villa abitato dai proprietari), una foresteria (locale adibito ad alloggio per persone che sono di passaggio o che devono temporaneamente dimorare in un certo luogo), una stalla e altri edifici tipici delle ville venete.
Nel 1720 la villa passò ai fratelli Valmarana, la cui famiglia continua ad abitare la proprietà.
Nel 1736 Giustino Valmarana incaricò Francesco Muttoni del restauro della villa ed egli vi apportò numerose modifiche.
Nel 1944, alcune bombe incendiarie colpirono la villa e distrussero buona parte del soffitto della Sala di Enea. Quasi tutti gli affreschi furono asportati, in parte utilizzando la tecnica dello strappo ed in parte staccati demolendo il muro retrostante e conservando tutto lo spessore dell'intonaco sul quale erano stati dipinti. A guerra terminata essi furono riapplicati alle pareti.
Nel 1720 la villa passò ai fratelli Valmarana, la cui famiglia continua ad abitare la proprietà.
Nel 1736 Giustino Valmarana incaricò Francesco Muttoni del restauro della villa ed egli vi apportò numerose modifiche.
Nel 1944, alcune bombe incendiarie colpirono la villa e distrussero buona parte del soffitto della Sala di Enea. Quasi tutti gli affreschi furono asportati, in parte utilizzando la tecnica dello strappo ed in parte staccati demolendo il muro retrostante e conservando tutto lo spessore dell'intonaco sul quale erano stati dipinti. A guerra terminata essi furono riapplicati alle pareti.
La leggenda
Il nome “Ai Nani” della villa è dovuto alla presenza, lungo il muro di cinta, di 17 statue raffiguranti dei nani.
La leggenda narra che al proprietario della villa fosse nata una figlia affetta da nanismo e che egli, per proteggerla dal dolore che la consapevolezza della sua diversità le avrebbe causato, la circondò di servitori nani e le impedì di uscire dalla proprietà.
Un giorno, tuttavia, la fanciulla si affacciò dal balcone della sua stanza e si innamorò di un principe alto e bello che stava passando sotto la sua finestra. Allora, venuta a conoscenza della sua malattia e consapevole che i suoi sentimenti non sarebbero mai stati ricambiati, la fanciulla si gettò dal balcone e i suoi servitori, per il gran dolore, si tramutarono in pietra.
Il nome “Ai Nani” della villa è dovuto alla presenza, lungo il muro di cinta, di 17 statue raffiguranti dei nani.
La leggenda narra che al proprietario della villa fosse nata una figlia affetta da nanismo e che egli, per proteggerla dal dolore che la consapevolezza della sua diversità le avrebbe causato, la circondò di servitori nani e le impedì di uscire dalla proprietà.
Un giorno, tuttavia, la fanciulla si affacciò dal balcone della sua stanza e si innamorò di un principe alto e bello che stava passando sotto la sua finestra. Allora, venuta a conoscenza della sua malattia e consapevole che i suoi sentimenti non sarebbero mai stati ricambiati, la fanciulla si gettò dal balcone e i suoi servitori, per il gran dolore, si tramutarono in pietra.