intervista a vanda visconti
EOS, centro di ascolto e di accompagnamento contro la violenza e il maltrattamento alle donne, è un’associazione che nasce nel 1997 e diventa operativa nel 1998, grazie a due operatrici che erano intervenute in una scuola superiore. Dopo un confronto con le studentesse, era emersa la necessità di creare un centro di ascolto sul territorio per aiutare le donne in difficoltà e non rimanere indifferenti davanti a episodi di intimidazione e sopraffazione nei confronti delle donne.
GLI STEP
Come prima cosa c’è l’accoglienza al telefono da parte delle volontarie, che ascoltano una prima testimonianza della donna. Questa parte è fondamentale, perché è già un primo traguardo. Se quest’ultima decide di proseguire, il percorso continua con alcuni incontri, circa 5/6, con le donne che lavorano nel centro. Spesso la vittima si avvale dell’aiuto di alcune psicologhe e, sempre se lo desidera, grazie alla convenzione di Istanbul (2013), può ottenere assistenza legale, essendole offerto un’avvocatessa penalista. Le volontarie non impongono alle donne di uscire dal silenzio e soprattutto non le giudicano: qualsiasi decisione spetta alla vittima, che riceve consigli e suggerimenti dalle operatrici con le quali crea un rapporto empatico.
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE
La formazione è uno dei punti fondamentali per saper accogliere e comprendere a pieno il problema. Infatti non ci si improvvisa volontarie: è necessario un percorso formativo che permette di acquisire competenze specifiche. Dovrebbe essere obbligatoria anche per le altre istituzioni che vengono a contatto con le donne vittime di violenza e che spesso minimizzano il problema e non sanno come gestirlo.
Assume un ruolo indispensabile anche la sensibilizzazione dei giovani, mediante un’educazione di genere, soprattutto nell’ambiente scolastico, dove una semplice presa in giro a una ragazza può trasformarsi in un’offesa che mira a colpire la dignità di donna. Questo può portarla a perdere la consapevolezza di se stessa e a farle mettere in discussione i propri diritti e le proprie capacità.
La formazione ha come obiettivo quello di far crollare una serie di stereotipi, alimentati sia da una società fortemente sessista sia dalle rappresentazioni date dai mass media, sui quali ci si è sempre basati e che, nel corso del tempo, hanno dato vita alla prevaricazione.
LE DONNE CHE SI RIVOLGONO AL CENTRO
Chiedono aiuto donne di tutti i ceti sociali e non solo, come invece si crede, straniere o donne in uno status di disagio economico e di ogni età. La media è di circa quarant’anni, anche se ci sono casi di ragazze molto giovani e di donne anziane.
Nel 2016 sono state accolte 125 donne, escludendo quelle che hanno contattato telefonicamente senza poi aver cercato un ulteriore aiuto.
In media alla settimana vengono fissati circa dieci appuntamenti e le chiamate vengono molto spesso accettate oltre l’orario di chiusura.
Negli anni il numero di richieste di aiuto è aumentato, e questo testimonia il fatto che più donne hanno il coraggio di parlare delle proprie esperienze a persone che non conoscono e maggiore consapevolezza di loro come donne, ma anche un incremento degli episodi di violenza.
L’ESPERIENZA DELLA VOLONTARIA
Dopo un passato da insegnante, Vanda Visconti due anni fa ha deciso di dedicarsi a questa associazione, dopo aver visto casualmente una locandina della EOS in un ufficio del comune. Per lei è sempre stato importante esserci per gli altri soprattutto dal punto di vista emotivo e psicologico, fin dai tempi in cui era a contatto a scuola con molte difficili situazioni.
Per lei è fondamentale l’aspetto della condivisione del proprio dolore e della propria sofferenza interiore perché comporta una crescita personale, sia per chi esprime la propria fragilità, sia per chi offre forza e speranza.
Vanda ammette che non sia facile ascoltare storie tanto dolorose e dannose, ma un aiuto è necessario per tutte quelle persone che sono sole e devono affrontare situazioni troppo difficili. Rimangono vittime non solo le donne, ma anche quelle persone, soprattutto minori, che assistono con i loro occhi ad atti di violenza e che, di conseguenza, subiscono gravi danni a livello psicologico.
Questa intervista ci ha fatto riflettere, in quanto noi ragazze giovani, spesso non ci accorgiamo che la violenza nasce anche dalle piccole cose che ci circondano nella quotidianità e che questo è un problema che pochi si sentono di affrontare.
Elena Acquaviva, Penelope Falsitta, Sara Gussoni, Veronica Martarelli, Valentina Soldo
GLI STEP
Come prima cosa c’è l’accoglienza al telefono da parte delle volontarie, che ascoltano una prima testimonianza della donna. Questa parte è fondamentale, perché è già un primo traguardo. Se quest’ultima decide di proseguire, il percorso continua con alcuni incontri, circa 5/6, con le donne che lavorano nel centro. Spesso la vittima si avvale dell’aiuto di alcune psicologhe e, sempre se lo desidera, grazie alla convenzione di Istanbul (2013), può ottenere assistenza legale, essendole offerto un’avvocatessa penalista. Le volontarie non impongono alle donne di uscire dal silenzio e soprattutto non le giudicano: qualsiasi decisione spetta alla vittima, che riceve consigli e suggerimenti dalle operatrici con le quali crea un rapporto empatico.
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE
La formazione è uno dei punti fondamentali per saper accogliere e comprendere a pieno il problema. Infatti non ci si improvvisa volontarie: è necessario un percorso formativo che permette di acquisire competenze specifiche. Dovrebbe essere obbligatoria anche per le altre istituzioni che vengono a contatto con le donne vittime di violenza e che spesso minimizzano il problema e non sanno come gestirlo.
Assume un ruolo indispensabile anche la sensibilizzazione dei giovani, mediante un’educazione di genere, soprattutto nell’ambiente scolastico, dove una semplice presa in giro a una ragazza può trasformarsi in un’offesa che mira a colpire la dignità di donna. Questo può portarla a perdere la consapevolezza di se stessa e a farle mettere in discussione i propri diritti e le proprie capacità.
La formazione ha come obiettivo quello di far crollare una serie di stereotipi, alimentati sia da una società fortemente sessista sia dalle rappresentazioni date dai mass media, sui quali ci si è sempre basati e che, nel corso del tempo, hanno dato vita alla prevaricazione.
LE DONNE CHE SI RIVOLGONO AL CENTRO
Chiedono aiuto donne di tutti i ceti sociali e non solo, come invece si crede, straniere o donne in uno status di disagio economico e di ogni età. La media è di circa quarant’anni, anche se ci sono casi di ragazze molto giovani e di donne anziane.
Nel 2016 sono state accolte 125 donne, escludendo quelle che hanno contattato telefonicamente senza poi aver cercato un ulteriore aiuto.
In media alla settimana vengono fissati circa dieci appuntamenti e le chiamate vengono molto spesso accettate oltre l’orario di chiusura.
Negli anni il numero di richieste di aiuto è aumentato, e questo testimonia il fatto che più donne hanno il coraggio di parlare delle proprie esperienze a persone che non conoscono e maggiore consapevolezza di loro come donne, ma anche un incremento degli episodi di violenza.
L’ESPERIENZA DELLA VOLONTARIA
Dopo un passato da insegnante, Vanda Visconti due anni fa ha deciso di dedicarsi a questa associazione, dopo aver visto casualmente una locandina della EOS in un ufficio del comune. Per lei è sempre stato importante esserci per gli altri soprattutto dal punto di vista emotivo e psicologico, fin dai tempi in cui era a contatto a scuola con molte difficili situazioni.
Per lei è fondamentale l’aspetto della condivisione del proprio dolore e della propria sofferenza interiore perché comporta una crescita personale, sia per chi esprime la propria fragilità, sia per chi offre forza e speranza.
Vanda ammette che non sia facile ascoltare storie tanto dolorose e dannose, ma un aiuto è necessario per tutte quelle persone che sono sole e devono affrontare situazioni troppo difficili. Rimangono vittime non solo le donne, ma anche quelle persone, soprattutto minori, che assistono con i loro occhi ad atti di violenza e che, di conseguenza, subiscono gravi danni a livello psicologico.
Questa intervista ci ha fatto riflettere, in quanto noi ragazze giovani, spesso non ci accorgiamo che la violenza nasce anche dalle piccole cose che ci circondano nella quotidianità e che questo è un problema che pochi si sentono di affrontare.
Elena Acquaviva, Penelope Falsitta, Sara Gussoni, Veronica Martarelli, Valentina Soldo