INTERVISTA A UN’INSEGNANTE DI SOSTEGNO DELLE SCUOLE MEDIE
Abbiamo voluto conoscere il punto di vista di un’insegnante di sostegno nelle scuole medie per ascoltare un’esperienza più diretta.
Quali difficoltà presentano maggiormente i bambini che segui?
I ragazzi che seguo hanno differenti difficoltà: sono ragazzi DVA (diversamente abili – legge 104/92) con patologie differenti e ragazzi DSA (disturbi specifici di apprendimento – legge 170/2010). Negli ultimi anni nei DVA sono prevalenti i ragazzi portatori di gravi patologie che seguono un percorso per lo più individualizzato. Nelle scuole del nostro territorio sono in aumento i ragazzi DSA che seguono un piano didattico personalizzato che utilizza strumenti compensativi e dispensativi (ad esempio schemi, tabelle, formulari, calcolatrici, linee del tempo e dei numeri, PC). Per i DVA è prevista la presenza dell’insegnante di sostegno, per i DSA non è necessario. Tutti questi ragazzi presentano difficoltà di comprensione che diminuiscono la loro autonomia e li scoraggiano. Essi hanno generalmente bisogno di tempi più lunghi per apprendere. Ci sono poi ragazzi che hanno difficoltà di attenzione e concentrazione.
Che approccio usi con i tuoi studenti?
Cerco di capire il loro problema, conquistare la loro fiducia instaurando un dialogo confidenziale senza varcare i confini insegnante-alunno. Devo cercare di essere il loro punto di riferimento e la loro sicurezza.
Com’è la loro integrazione all’interno della classe? Vengono derisi dai compagni?
È difficile parlare di integrazione: questi ragazzi hanno molto poco da condividere con i compagni. Sovente sono poveri di conoscenze, interessi, stimoli. Dopo un primo periodo in cui possono essere derisi, vengono accettati e in qualche modo aiutati. La collaborazione paritaria rimane spesso un’utopia.
Quanti bambini segui?
Due DVA, mentre all’interno delle mie due classi ci sono diversi DSA.
Quanti sono mediamente per classe?
I DVA sono da 1 a 4, i DSA da 1 a 8.
E’ difficile far apprendere loro le nozioni scolastiche? Qual è il tuo metodo di insegnamento?
Dipende dalla loro disabilità. Alcune informazioni possono passare utilizzando il canale giusto, mentre per altre non è possibile. Si cerca comunque di compensare.
Il mio metodo consiste in tutoring, lavori di gruppo, attività a classi aperte per livello di competenze, attività individualizzata per sfruttare al massimo le potenzialità di ogni alunno. Cerco di incentivare questi ragazzi, semplificando, schematizzando e riducendo i testi da studiare. Cerco di farli ripetere molto prima di ogni loro intervento in classe per non metterli in difficoltà di fronte ai compagni.
Quali difficoltà presentano maggiormente i bambini che segui?
I ragazzi che seguo hanno differenti difficoltà: sono ragazzi DVA (diversamente abili – legge 104/92) con patologie differenti e ragazzi DSA (disturbi specifici di apprendimento – legge 170/2010). Negli ultimi anni nei DVA sono prevalenti i ragazzi portatori di gravi patologie che seguono un percorso per lo più individualizzato. Nelle scuole del nostro territorio sono in aumento i ragazzi DSA che seguono un piano didattico personalizzato che utilizza strumenti compensativi e dispensativi (ad esempio schemi, tabelle, formulari, calcolatrici, linee del tempo e dei numeri, PC). Per i DVA è prevista la presenza dell’insegnante di sostegno, per i DSA non è necessario. Tutti questi ragazzi presentano difficoltà di comprensione che diminuiscono la loro autonomia e li scoraggiano. Essi hanno generalmente bisogno di tempi più lunghi per apprendere. Ci sono poi ragazzi che hanno difficoltà di attenzione e concentrazione.
Che approccio usi con i tuoi studenti?
Cerco di capire il loro problema, conquistare la loro fiducia instaurando un dialogo confidenziale senza varcare i confini insegnante-alunno. Devo cercare di essere il loro punto di riferimento e la loro sicurezza.
Com’è la loro integrazione all’interno della classe? Vengono derisi dai compagni?
È difficile parlare di integrazione: questi ragazzi hanno molto poco da condividere con i compagni. Sovente sono poveri di conoscenze, interessi, stimoli. Dopo un primo periodo in cui possono essere derisi, vengono accettati e in qualche modo aiutati. La collaborazione paritaria rimane spesso un’utopia.
Quanti bambini segui?
Due DVA, mentre all’interno delle mie due classi ci sono diversi DSA.
Quanti sono mediamente per classe?
I DVA sono da 1 a 4, i DSA da 1 a 8.
E’ difficile far apprendere loro le nozioni scolastiche? Qual è il tuo metodo di insegnamento?
Dipende dalla loro disabilità. Alcune informazioni possono passare utilizzando il canale giusto, mentre per altre non è possibile. Si cerca comunque di compensare.
Il mio metodo consiste in tutoring, lavori di gruppo, attività a classi aperte per livello di competenze, attività individualizzata per sfruttare al massimo le potenzialità di ogni alunno. Cerco di incentivare questi ragazzi, semplificando, schematizzando e riducendo i testi da studiare. Cerco di farli ripetere molto prima di ogni loro intervento in classe per non metterli in difficoltà di fronte ai compagni.