Perché studiare?
DISCIMUS SCHOLAE AUT VITAE?
Come Seneca, in tutte le generazioni, studenti stressati e sotto pressione si sono posti questa domanda. Studiamo per noi o per la scuola? Tutti quanti hanno risposte differenti: c’è chi è appassionato della scuola, dello studio e del faticare. C’è invece chi dà più possibilità all’immaginazione e alla capacità di apprendere dalla vita. Lo studio, però, ci arricchisce e ci fa apparire sempre più interessanti. Seneca disse:” Se saprai richiamarti agli studi, fuggirai ogni forma di fastidio della vita e non desidererai che venga la notte per noia della luce, non sarai di peso a te stesso né di troppo per gli altri; attrarrai molti nella tua amicizia e i migliori verranno da te.” Come credo anche io, lo studio ci dona sempre nuova curiosità, ci dà la giusta sensibilità e ci rende una persona unica. Non saremo mai stanchi di ciò che abbiamo dentro e gli altri ne saranno affascinati. Ma la scuola è anche un obbligo per noi adolescenti: costretti a subirci le solite storielle dei nostri genitori e a passare tutta la nostra formazione scolastica a studiare materie che in parte non sono una nostra scelta. La scuola è quasi come se mettesse le sbarre alla nostra creatività e al nostro animo giovane e pieno di sogni. Perché, dunque, dovremmo ridurre il nostro essere per imparare materie che un domani, magari, potrebbero non servirci? Dovremmo creare il nostro piccolo mondo dove poterci esprimere senza paura di sbagliare e passare il tempo pensando che sia volato e non guardando ogni minuto l’orologio. Ma forse, dovremmo avere più volontà ed essere aperti nei confronti della scuola, ma allo stesso tempo la scuola dovrebbe essere più aperta nei nostri confronti. Dovremmo trovare un giusto equilibrio: lo studio ci dona sempre più personalità e noi dobbiamo donare personalità allo studio.
di Milena e Leonardo
Come Seneca, in tutte le generazioni, studenti stressati e sotto pressione si sono posti questa domanda. Studiamo per noi o per la scuola? Tutti quanti hanno risposte differenti: c’è chi è appassionato della scuola, dello studio e del faticare. C’è invece chi dà più possibilità all’immaginazione e alla capacità di apprendere dalla vita. Lo studio, però, ci arricchisce e ci fa apparire sempre più interessanti. Seneca disse:” Se saprai richiamarti agli studi, fuggirai ogni forma di fastidio della vita e non desidererai che venga la notte per noia della luce, non sarai di peso a te stesso né di troppo per gli altri; attrarrai molti nella tua amicizia e i migliori verranno da te.” Come credo anche io, lo studio ci dona sempre nuova curiosità, ci dà la giusta sensibilità e ci rende una persona unica. Non saremo mai stanchi di ciò che abbiamo dentro e gli altri ne saranno affascinati. Ma la scuola è anche un obbligo per noi adolescenti: costretti a subirci le solite storielle dei nostri genitori e a passare tutta la nostra formazione scolastica a studiare materie che in parte non sono una nostra scelta. La scuola è quasi come se mettesse le sbarre alla nostra creatività e al nostro animo giovane e pieno di sogni. Perché, dunque, dovremmo ridurre il nostro essere per imparare materie che un domani, magari, potrebbero non servirci? Dovremmo creare il nostro piccolo mondo dove poterci esprimere senza paura di sbagliare e passare il tempo pensando che sia volato e non guardando ogni minuto l’orologio. Ma forse, dovremmo avere più volontà ed essere aperti nei confronti della scuola, ma allo stesso tempo la scuola dovrebbe essere più aperta nei nostri confronti. Dovremmo trovare un giusto equilibrio: lo studio ci dona sempre più personalità e noi dobbiamo donare personalità allo studio.
di Milena e Leonardo
La parola “studio” al giorno d’oggi è abusata e rievoca spesso nell’ immaginario collettivo una fatica inutile e una costrizione, un peso insomma che siamo obbligati a subire e non un’opportunità. Se invece andiamo a guardare l’etimologia della parola studio, che deriva da STUDEO latino che significa “applicarsi, interessarsi a “ , capiamo che studiare è molto più che imparare a memoria dei paragrafi o ripassare per paura di una interrogazione; infatti è interessarsi di quello che ci sta attorno, scoprire e fare nostre cose nuove. Studiare è molto importante perché ci permette di essere coscienti e responsabili di fronte al mondo, di analizzare gli episodi contemporanei confrontandoli con avvenimenti simili della Storia (vedi l’esodo di un popolo), ci permette di vedere come guardavano il mondo e la vita i grandi poeti, capendo così che siamo costituiti dalle stesse domande ora come allora. Comprendiamo quindi quanto sia importante l’istruzione e dunque la grandezza dentro la semplicità delle parole di Malala Yousafzai quando dice che “Un bambino, un maestro, un libro e una penna possono cambiare il mondo”. Chi considera che studiare sia comunque inutile ritiene che ciò che si studia non abbia relazione con ciò che ci sta intorno, e di conseguenza non trova senso in ciò che fa. Un altro problema o difficoltà può essere il fatto che non si è più abituati a concentrarsi e a rimanere a lungo su un argomento e ciò può risultare particolarmente impegnativo per gli studenti di oggi. Infine si ritiene erroneamente che lo studio abbia come unico scopo quello di formare i ragazzi a svolgere un determinato lavoro ed in mancanza di quest’ultimo viene meno anche il senso della fatica. Ciò che andrebbe cambiato è innanzitutto l’atteggiamento, che ormai nel ventesimo secolo è presente nella società, nei confronti dell’istruzione. Occorrerebbe da un lato una maggiore considerazione nei confronti della cultura e dall’altro la possibilità di fare esperienze positive e significative della bellezza e dell’importanza dello studio.
di Stefano
di Stefano
Perché studiare? Domanda breve però alla quale non è poi così semplice rispondere. Basta guardare al mondo di oggi, nel quale si contrappongono le grandi potenze europee e gli Stati Uniti a parti d’Africa e Asia sempre più povere. In queste ultime lo studio e la conoscenza dovrebbero essere un diritto ma spesso non lo sono, mentre per molti è solamente un faticoso dovere al quale sottostare e ubbidire. Ma c’è un modo con il quale le persone moderne possano recuperare la voglia di conoscere, di studiare? Iniziamo a prendere in considerazione uno dei tanti significati della parola latina studium , ovvero amore, attenzione. Non a caso quando si studia ci si concentra su qualcosa o su qualcuno. Questa attenzione però su quello che gli interessa si è rivelata anche una necessità, tanto da dover trasmettere agli altri ciò che si sa. Così da un bene privato, personale nasce qualcosa che potrebbe migliorare non solo il futuro dell’individuo stesso, ma anche quello del mondo che lo circonda: un grande pozzo al quale tutti possono attingere l’acqua che serve loro per far crescere in maniera progressiva ma consistente la conoscenza. Il processo di formazione personale non è veloce; infatti ha bisogno di tempo per arricchirsi e per completarsi. Questo processo non è ancora finito: è infatti in continua evoluzione. E’ solo grazie allo studio che abbiamo la possibilità di esercitare ora se un giorno ci sarà qualcuno che potrà godere di un patrimonio culturale ricco di storia. Negli ultimi giorni abbiamo però assistito a un processo contrario rispetto all’evoluzione; infatti l’ISIS ha distrutto con violenza il tempio di Palmira, centro del sito archeologico. Dopo questo atto penso che il mondo possa fare una svolta nell’ambito dello studio, per garantire alle generazioni future altro patrimonio, soprattutto storico. Questi combattenti della jihad infatti non nutrono dentro sé stessi quella voglia di studiare e analizzare la natura che li circonda, tanto da distruggerla nelle maniere più violente. Questo accade perché molto probabilmente non hanno avuto dei maestri, con il compito di coltivare il seme della conoscenza all’interno del loro cuore. Al contrario chi è stato educato a saper apprezzare la realtà e la sua bellezza ha saputo nutrire quel seme e grazie allo studio lo può far crescere e germogliare. In conclusione posso dire che lo studio è alle basi della società, sia che riguardi la parte della cultura, che della politica, che invece proprio la parte umana e personale della conoscenza. Studiare quindi per garantire all’uomo un futuro ricco di cultura, ma soprattutto per abituare sempre di più il cuore allo stupore davanti alla bellezza della realtà.
di Elena
di Elena
Lo studio, nel corso del tempo, si è evoluto. Esso è passato da un privilegio di pochi nobili alla conoscenza pubblica, raggiungibile in breve tempo da tutti attraverso le vie di comunicazione e di informazione come Internet. Con questo processo di apertura della conoscenza ad ogni classe sociale, sorge spontanea una domanda: perché studiare se con un gesto si può avere la risposta ai propri dubbi senza ricorrere nemmeno a conoscenze specifiche e personali? La prima risposta a questa domanda è che la necessità di studiare fa parte della natura umana ed è presente fin dall'antichità. E' stato infatti il desiderio ardente dei nostri antenati di conoscere l'ignoto che ha spinto gli Egizi a costruire le piramidi e i Greci a edificare templi all'impeccabile perfezione architettonica. Anche nell'epoca moderna, inoltre, troviamo le prove di creazioni dell'uomo che hanno permesso di assumere nozioni in ogni ambito attraverso lo studio assiduo e costante di uomini esperti: le recenti scoperte sul nostro Sistema Solare ci dimostrano infatti che la conoscenza umana basata sullo studio della formazione dell'universo e dei corpi celesti sta avendo grandi miglioramenti e sta raggiungendo traguardi che solo fino a pochi anni fa erano impensabili. E' dunque studiando che si arriva a comprendere la realtà e, di conseguenza, si può assistere ad un progresso costante nella crescita dell'individuo e nel suo modo di vedere la realtà. Una dimostrazione di questo sono le decine di dipinti di Claude Monet che rappresentano dei covoni di fieno. Attraverso lo studio del pittore sulla luce nelle diverse ore del giorno in varie stagioni dell'anno, Monet ha cambiato il modo di osservare la luce, creando una tecnica che ha rivoluzionato l'arte e ha ispirato anche molti altri pittori. Ma se quindi studiare fa parte della natura umana e aiuta a comprendere la realtà senza fermarsi all'apparenza, perché molti studenti non provano piacere nello studiare? La risposta è che lo studio è legato ad una fatica costante e ad alcune responsabilità, tra le quali impegno, determinazione nel lavoro e la capacità di collegare le materie studiate alla realtà. Lo studio richiede attenzione e cura, quindi molti studenti preferiscono accantonarlo per avvicinarsi alla tecnologia che offre molte risposte in pochi istanti. Lo studio passa dunque in secondo piano rispetto alle vie d'informazione moderne, come cellulari o computer, poiché esso offre conoscenze che, se da una parte sono più durature, dall'altra sono ottenute con molta più fatica. Un'altra risposta è che gli studenti tendono a concentrarsi solo su ciò che li entusiasma e non su materie o ambiti che essi trovano noiosi o inutili. Questa attenzione parziale è analoga alla rinuncia ad ogni forma di fatica di cui si accennava prima. Nello studio, infatti, occorre prestare attenzione anche a concetti considerati più noiosi di altri perché è così che si fanno propri. La mancanza di interesse, dunque, coincide con la rinuncia da parte dell'individuo del coinvolgimento in ciò che fa o in ciò che studia, e porta dunque al possedere nozioni minime che, senza l'adeguata partecipazione, non portano a risultati sufficienti o appaganti e non diventano dunque parte della propria conoscenza individuale, ma restano solo la pallida copia di qualcosa già detto. Lo studio dunque può essere inteso sia come l'apprendimento a scuola, ma anche come il progressivo imparare da ciò che ci circonda, quindi dai nostri insuccessi e dai nostri traguardi, ma anche dal capire come rispondere agli stimoli che ci vengono dati da un mondo in continua evoluzione. Lo studio ci dona una visione prospettica di una realtà che non è ciò che appare, quindi ci insegna a guardare in profondità, e ci dona la giusta energia per affrontare la realtà in continua tensione, un mondo nella cui struggente bellezza a volte ci perdiamo, ma che continua a stupirci.
di Marianna
di Marianna
Lo studio è un dovere, ma anche un piacere. E’ qualcosa che tutti noi siamo spinti a fare, con diverse motivazioni, anche se possiede molti ostacoli. Allora perché dobbiamo studiare? Bisogna studiare perché la cultura è una ricchezza. Bisogna studiare per sé stessi, per essere persone migliori. Lo studio è mettersi in gioco e utilizzare tutte le proprie facoltà e soprattutto la propria curiosità per capire e conoscere il mondo in cui ci troviamo. Infatti come avrebbero fatto tutti i grandi inventori a scoprire nuove cose se non avessero avuto la curiosità? Un altro motivo che riguarda lo studio è la voglia di mettere alla prova le proprie capacità e di sfidare il proprio “io” interiore in una sfida per diventare una persona più forte che sa muoversi nel mondo e apprezzarne la bellezza. Lo studio è soprattutto una ricchezza che dura per sempre e che nessuno ti può portare via. Perché allora le persone non studiano? Alcune persone non studiano perché passare un intero pomeriggio a studiare è molto meno allettante che passare una giornata di libertà con gli amici. Quindi lo studio viene percepito come una perdita di tempo. Gli studenti, a volte, non studiano perché si trovano in una scuola che non è adatta a loro e perciò non trovano interesse nelle materie che fanno e perdono la voglia di continuare a studiare. Inoltre può succedere che gli studenti non parlano con i genitori del problema e, quando arrivano i pessimi risultati, non ricevono altro che rimproveri. Molte persone ritengono che lo studio non sia importante per il futuro. Lo studio pertanto è paragonabile a una corsa ad ostacoli: c’è chi riesce a superarli e chi inciampa e cade, ma l’importante è almeno provarci e mettersi sempre in gioco.
di Veronica
di Veronica
Perché studiare? Quante volte in passato mi sono posta questa domanda! Ora ho le idee molto più chiare circa la risposta. Sin dall’inizio del percorso scolastico, i nostri genitori ci rammentano con insistenza (specialmente quando portiamo a casa brutti voti) che è importante studiare, ma molto spesso noi studenti lo facciamo perché prendere un bel voto rende felici i genitori che hanno un valido argomento di confronto durante le cene di classe. Penso che ognuno di noi abbia opinioni diverse riguardo l’argomento: alcuni studiano perché sono costretti, altri perché l’importante è “non essere bocciati”, altri perché realmente ne capiscono l’importanza. Io semplicemente sono arrivata alla conclusione che studiare e mettersi sempre alla prova, superando le difficoltà ti permette di essere libero da pregiudizi e nulla è più importante perché l’intelligenza trova sicuramente un valido alleato nella cultura. Mia nonna spesso mi dice: “Se oggi sei tornata a casa da scuola e ne sai quanto ieri, allora non ti è servito puntare la sveglia”.
Avere una buona cultura ti permette di avere un buon livello di autostima, di sentirti all’ altezza in ogni situazione o, quanto meno, ti dà un po’ di coraggio se sei un po’ timido ed introverso. Quest’estate, durante le vacanze, ho conosciuto tante persone e mi sono resa conto che attiravano la mia attenzione i ragazzi che in qualche modo avevano “qualcosa da raccontare” perché avevano viaggiato, erano curiosi ed amavano confrontarsi in modo educato e cordiale. Ho riflettuto sul perché della mia preferenza ed ho capito che ero attratta dal fatto che dialogare con loro mi arricchiva, non mi sentivo in difficoltà né tanto meno a disagio. Chi interrompe gli studi si priva in maniera molto stupida di una grande opportunità. Ma se studiare mi apre tutte queste porte, perché ci sono giorni in cui proprio non riesco ad applicarmi? L’anno scorso ho avuto momenti di difficoltà a scuola ma ho cercato di non demoralizzarmi ripetendomi ogni mattina “Ho un obiettivo”: è importante avere un obiettivo per arrivare al risultato. Certo, il problema grande è quando non riusciamo a raggiungere l’obiettivo ed allora bisogna inventarne uno nuovo per non abbattersi e rinunciare. Per studiare bisogna anche essere curiosi. E’ ciò che ci testimoniano gli uomini che fin dall’antichità avevano mostrato interesse per il corpo umano, per gli astri, per il susseguirsi delle stagioni. Studiare è molto faticoso, perché richiede voglia, energie, tempo, interesse, testa e non bisogna distrarsi. Studiare ci aiuta ad essere tenaci e nella vita la determinazione è fondamentale.
di Martina
Avere una buona cultura ti permette di avere un buon livello di autostima, di sentirti all’ altezza in ogni situazione o, quanto meno, ti dà un po’ di coraggio se sei un po’ timido ed introverso. Quest’estate, durante le vacanze, ho conosciuto tante persone e mi sono resa conto che attiravano la mia attenzione i ragazzi che in qualche modo avevano “qualcosa da raccontare” perché avevano viaggiato, erano curiosi ed amavano confrontarsi in modo educato e cordiale. Ho riflettuto sul perché della mia preferenza ed ho capito che ero attratta dal fatto che dialogare con loro mi arricchiva, non mi sentivo in difficoltà né tanto meno a disagio. Chi interrompe gli studi si priva in maniera molto stupida di una grande opportunità. Ma se studiare mi apre tutte queste porte, perché ci sono giorni in cui proprio non riesco ad applicarmi? L’anno scorso ho avuto momenti di difficoltà a scuola ma ho cercato di non demoralizzarmi ripetendomi ogni mattina “Ho un obiettivo”: è importante avere un obiettivo per arrivare al risultato. Certo, il problema grande è quando non riusciamo a raggiungere l’obiettivo ed allora bisogna inventarne uno nuovo per non abbattersi e rinunciare. Per studiare bisogna anche essere curiosi. E’ ciò che ci testimoniano gli uomini che fin dall’antichità avevano mostrato interesse per il corpo umano, per gli astri, per il susseguirsi delle stagioni. Studiare è molto faticoso, perché richiede voglia, energie, tempo, interesse, testa e non bisogna distrarsi. Studiare ci aiuta ad essere tenaci e nella vita la determinazione è fondamentale.
di Martina